Don Giuseppe Bruno
Nel Santuario di Santa Lucia tra Settembre 1943 e Maggio 1945, trova rifugio il frabosano don Giuseppe Bruno, soprannominato “il prete dei Partigiani”.
I partigiani
I partigiani si nascondevano nel sottotetto del Santuario al quale si accede da una finestrella del loggiato recentemente riaperta ed in altri anfratti, protetti dalle suore e da don Pietro Servetti (arciprete della Parrocchia di Santa Caterina di Villanova Mondovì).
La lapide all’ingresso della grotta
A ringraziamento di queste figure v’è una lapide apposta dai partigiani di fronte all’ingresso della grotta.

Suor Carla De Noni è stata insignita della medaglia d’Argento al Valore militare per la Resistenza.
La Suora svolse la sua attività e missione (informazione sui movimenti, messaggi consegnati, supporto di cibo e medicinali, ristoro) insieme alle sue consorelle, facendo del santuario di Santa Lucia la base operativa. Salvò molti ebrei dai tedeschi, dalle famigerate SS.
L’incidente
Pochi giorni prima della Liberazione, durante una missione finalizzata a portare cibo ai partigiani, il trenino su cui viaggiava da Villanova verso Mondovì, in località Beila, fu mitragliato da un aereo degli alleati e Suor Carla colpita alla schiena, al braccio e al mento che fu asportato da un grosso proiettile. Fu data per spacciata dai medici dell’ospedale e rimandata al convento per morire in pace a casa propria.
Le conseguenze
Ma la suora era una combattente e lottò contro le avversità. Subì molteplici operazioni e sofferenze.
Le altre suore e la Madre superiora, pregarono per l’intercessione del salesiano don Filippo Rinaldi, poi beatificato nel 1990, per oltre due mesi.
La guarigione
La sua “agonia” fu lunghissima e si concluse con un’inaspettata, miracolosa, guarigione, risultato di una “sinergia” tra sacro (le preghiere delle consorelle e l’intercessione di don Rinaldi) e profano (le cure del dottor Fenoglio).